La redazione va a Napoli

 

LEOPARDI NON E’ SEMPRE POETA

 

Intervista del nostro inviato Benedetto Croce all’esordiente Giacomo Leopardi.

 

 

I giovani critici spesso  si entusiasmano per il lavoro di altrettanto giovani scrittori esordienti, non leggendo però molto bene i testi, o non comprendendo a fondo la  poetica. E’ quanto accaduto anche per Giacomo Leopardi, un tuttologo/poeta/filosofo recanatese che, sostenuto ed incoraggiato da Antonio Ranieri ci sta illuminando con le sue meditazioni esistenziali. Incuriosito da tanto clamore, ho deciso di incontrarlo personalmente, per rivolgergli, dopo un’attenta lettura dei suoi testi, alcune domande.

Ecco quanto è accaduto solo una settimana fa, a Napoli.

 


Croce: buongiorno, signor Leopardi, finalmente la conosco.

Leopardi: io potrei dire lo stesso, dal momento che lei sta emergendo come il più giovane e promettente critico letterario italiano.

Croce: così pare ed , infatti, per non deludere il nostro pubblico, la redazione ha pensato bene di mandarmi fin qui a Napoli per rivolgerle qualche domanda. Innanzi tutto: perché è andato via da Recanati?

Leopardi: mi scusi ma non credo che questo possa avere molto interesse, soprattutto in relazione ai miei scritti…..

Croce. Lei, quindi, non vuole rispondere.

Leopardi…no, è solo che io sono andato via dalla mia casa patena per motivi personali, e dopo varie vicissitudini, sono stato accolto qui, in casa a del mio amico Antonio Ranieri. Non vedo però come questo dato possa interessare il suo lavoro di critico.

Croce: be, invece mi interessa molto, perchè, avendo letto tutti i suoi testi finora pubblicati, ma in particolare i Canti, ho notato come lei affermi “… sui veroni del paterno ostello...”. Come tutti i lettori sono quindi portato a credere che la sua condizione personale influenzi il suo modo di scrivere.

Leopardi: Scusi, ma non capisco proprio cosa vorrebbe dimostrare...

Croce: mi spiego meglio. Lei, in ogni suo testo, presenta delle meditazioni esistenziali, che sono, mi consenta, puramente filosofiche. Poiché si tratta di uno spiccato materialismo, ho pensato che la sua negativa visione del mondo debba per forza di cose essere collegata ad un dato biografico. D’altronde, questa tesi non è solo da me sostenuta. E’ ad esempio il caso di Tommaseo, che, seppure in spiacevoli versi, ribadiva lo stesso concetto.

Leopardi: Non credevo che lei , data la sua fama, potesse mettere in relazione la mia gibbosità, che io accetto e di cui sono consapevole, con la mia produzione lirica.

Croce: mi scusi, ma non potrebbe essere altrimenti, soprattutto perché, in ogni testo, lei approfitta per parlare di via, morte natura. A sentire lei, tutto è male, la vita è male. Un giovane ragazzo nel pieno delle forze e della salute, magari, non si esprimerebbe in maniera così drastica.

Leopardi: E non sarebbe nemmeno un poeta, ma un ragazzo qualunque.

Croce. Quindi, lei si ritiene un poeta?.

Leopardi: Come dovrei definirmi, scusi? Senza contare che, dal momento che a lei interessa molto il dato biografico, premetto che, essendo mio padre conte, non posso in alcun modo lavorare. Non mi è consentito.

Croce:  Lei, dunque, considera quella di poeta un’attività.

Leopardi: non mi porti a dire cose che non ritengo vere. Io non considero la poesia come attività. Del resto, come può notare, non è che io sia, adesso ricco. Ma, dal momento che lei afferma di aver letto tutti i mie testi, può ben comprendere come la mia poesia sia una vera e propria a-letheia, un disvelamento del vero.

Croce:  lei ha centrato perfettamente il punto, cominciando ad usare, nel suo discorso, elementi filosofici. In questo modo, non fa nient’altro che avvalorare la mia tesi.

Leopardi : mi piacerebbe molto conoscerla.

Croce : lei non è sempre poeta.

Leopardi : scusi?!? (alzando la voce) cosa dovrebbe significare questa affermazione, a mio avviso buona solo per un titolo giornalistico, volta com’è a far scalpore. Secondo lei, uno si alza una mattina ed è un poeta,  due ore dopo non lo è più,….no, no, adesso me lo spieghi, secondo lei uno si mette lì a scrivere, di getto, a comando, nel momento in cui è poeta, poi conduce una sua vita serena, e poi torna ad essere un poeta….

Croce: non c’è bisogno di agitarsi così, dal momento che anche Antonio Ranieri, il suo amico, mi aveva pregato di non stancarla.

Leopardi: non si preoccupi, piuttosto controbatta.

Croce: io, e con me tutti i critici della mia stessa ideologia e scuola di pensiero, possiamo a ben  ragione sostenere che lei non è sempre poeta. Con questo non intendo sminuire il valore di alcuni, per altro ammirevoli, suoi versi. E non intendevo nemmeno estremizzare così come  ha fatto lei. Che, francamente , ha esagerato.

Leopardi. No, io non credo affatto di essere stato inopportuno. Piuttosto lei: nonostante la sua fama, di cui si vanta tanto, non mi ha ancora fatto nessun riferimento al testo e , a parte le su frasi ad effetto,  concretamente non mi ha ancora spiegato nulla.

Croce: provvedo subito, ponendole una domanda. Le pare giusto far si che il lettore diventi spettatore dei sui repentini cambi di umore?

Loepardi: Non credo di aver mai soggiogato nessuno.

Croce: be, rispondo io per lei. Non credo sia giusto, per onestà intellettuale, intendo. Io, lettore, ascolto i suoi tanto acclamati versi, poi, un secondo dopo, mi volto ed ecco che assisto ad una pura meditazione filosofia, sul sadismo della Natura, la crudeltà della vita come dolore e morte. Se lei non è sempre poeta, quindi, e perché si ostina a mescolare parti poetiche e parti allotrie.

Leopardi: scusi la franchezza, ma non credo di aver capito il punto della questione. Per allotrie, poi, lei cosa intende?

Croce: come da me dimostrato in numerosi saggi, le allotrie sono  delle parti non poetiche, filosofiche, appunto. Un diverso dalla poesia che dovrebbe essere eliminato.

Leopardi: Da quanto mi ha detto, è chiaro che abbiamo un concetto molto diverso di poesia ma soprattutto di canto. Per riallacciarmi alle sue recenti affermazioni, essere stato poeta in questo secolo avrebbe senza dubbio significato appoggiare  le superbe fole, le magnifiche sorti e progressive, e divenire un poeta conosciutissimo ed acclamato. Essere poeta, per me, significa mostrare un nuovo modello di intellettuale, teso al vero.

Croce: ma non si rende conto che così i suoi scritti diventano un bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto? Che non sono poesia, o meglio, non sono totalmente poesia ma non sono neanche filosofia. Lei non riesce ad elaborare un edificio filosofico, poiché non  scrive testi o trattati, eppure si diletta in sue considerazioni, legate ad una dato biografico.

Leopardi. visto che questo punto le sta molto a cuore, preferisco chiarirlo una volta per tutte. (alzando la voce) . il mio materialismo –pessimismo non dipende solo dalla mia malattia, quanto dalla presa di coscienza, per me avvenuta fin dalla più giovane età, dell’inutilità della via umana di fronte ad un meccanismo complesso di creazione e distruzione. La poesia, per me, rappresenta l’unico modo di tendere all’immortalità.

Croce: certo, secondo il mito classico. Mi spiace però affermare che non è in questo modo che ci riuscirà.

Leopardi. O, e molto probabile, fino a quando dominerà uno spiritualismo a dir poco fuori luogo. E credo che non le piacerà molto nemmeno il mio ultimo lavoro, la ginestra, che ho da poco terminato, e che sarà pubblicato il più presto possibile.

Croce: lascerò ai lettori il compito di decidere. D’altronde la funzione di un critico è quella di indirizzare, ma , alla fine, la parola spetta al pubblico.

Leopardi: saggia affermazione. E, per concludere, vorrei rivolgere a lei un’ultima domanda, in questa bizzarra e movimentata intervista. Che cos’è per lei la poesia?

Croce. La poesia è intuizione pura, così come l’intuizione è poesia. Si libra nei cieli metafisici, senza nessun contatto con la realtà contingente.

Leopardi: La ringrazio molto, alcune cose mi sono ora, più chiare. Lasceremo, però, se mi permette di parafrasarla, ai lettori l’ardua sentenza.


 

 

Mi aspettavo un interlocutore fragile, timido, problematico. Mi sono trovato davanti ad un personaggio chiuso ed introverso, polemico e scostante,  che forse non ha apprezzato molto il nostro scambio, del tutto civile, di opinioni. Quando ho presentato quest’intervista al mio editore, non più di alcuni giorni fa, mi sono sentito consigliare di non pubblicarla. Se la potete leggere oggi è perché ho deciso di mostrare come, in questo complesso clima politico e letterario , ci siano ancora scrittori anticonformisti e controcorrente. Con questo non intendo in alcun modo giustificare ne’ il comportamento ne’ gli scritti si Giacomo Leopardi, su cui ben avrete compreso la mia opinione.

Essendo però d’accordo con le ultime battute di questa intervista, è cioè sull’immortalità del canto e della poesia, l’ho data alle stampe: chè tutti possano comprendere l’importanza della libera espressione, nonostante la discutibilità degli esiti formali.

 

Benedetto Croce

(Sara Savini)